L'inversione a U sui motori, «L'Europa continua a non dare certezze al mondo dell'auto»

Scenari lun 27 marzo 2023
Lavoro ed Economia di La Redazione
2min
Marco Laviano (Fim-Cisl) ©Termolionline.it
Marco Laviano (Fim-Cisl) ©Termolionline.it

TERMOLI. L’Unione europea prima aveva annunciato in pompa magna l’addio ai motori endotermici dal 2035, obbligando le case automobilistiche ad accelerare la svolta green, quindi nel momento decisivo ha subito l’impasse dopo le posizioni assunte da alcuni Stati membri chiave, tra cui Germania e Italia. Ora, dopo l’accordo annunciato sabato, si rimescolano ancora una volta le carte. «Abbiamo trovato un accordo con la Germania sull'uso futuro degli e-fuel, i carburanti sintetici per le auto»: le parole cinguettate su Twitter dal commissario europeo per l'Ambiente Frans Timmermans, «Lavoreremo ora per far adottare quanto prima gli standard di Co2 per la regolamentazione delle automobili». In merito, abbiamo interpellato il segretario regionale della Fim-Cisl, Marco Laviano, reduce proprio dai tour de force di marzo, tra rinnovo del Ccsl Stellantis, assemblea nazionale delegati, impegni al Cae (sindacato europeo) e confronto con Acc sulla Gigafactory.

«La partita sulla carbon zero entro il 2035 non sembra voglia chiudersi così facilmente, dopo il rinvio al voto di alcune nazioni tra cui proprio l’Italia al Parlamento europeo di qualche settimana fa, è arrivato il tanto atteso accordo tra Bruxelles e Berlino sugli e-fuel. È chiaro che ora bisogna abbandonare la querelle politica di poteri e di sovranità a discapito di una società che altrimenti rischia di perdere certezze. L’Europa se si compatta e se accetta gli esempi portati avanti dalle nazioni che cercano alternative può diventare il grande simbolo di cambiamento ed ha la grande occasione di ribilanciare il potere economico dei mercati e delle produzioni, non serve una prova di forza della singola nazione a discapito dell’intera comunità. Ribadisco come la sovranità tecnologica oggi sia a tutto vantaggio di Cina ed America.

Da sempre come Fim-Cisl sosteniamo che sicuramente da un lato la transizione all’elettrico ed alla mobilità sostenibile nella sua interezza difatti può esser considerata un’opportunità per generare nuove prospettive industriali e di lavoro, da un altro però abbiamo ben chiaro quello che può accadere se la via indicata è definitivamente quella di uno switch tra elettrico ed endotermico con un tempo ed una modalità rigida e definita. Le strade per raggiungere l'abbassamento delle emissioni sono diverse, i BioCarburi e gli E-fuel difatti sono sempre stati indicati come una valida alternativa oltre ad abbattere le emissioni permette di non perdere il capitale che oggi l’industria italiana ha, siamo un’eccellenza della meccanica. L’Italia da tempo lavora all’alternativa bio-carburi ed oggi il passo segnato dalla Germania può in qualche modo rimettere buona parte delle direttive in discussione. Con questo non bisogna abbandonare lo sviluppo e la ricerca per rendere le auto BEV il futuro sostenibile della nostra mobilità, ma dobbiamo come sistema socio economico prima preparare il tutto contorno per uscire fuori dal mercantilismo dei mercati extraeuropei.

Dalla pandemia in poi la filiera dell’auto motive ha sempre sofferto la carenza della componentistica che in Europa non riusciamo, per adesso a produrre. Allora serve una svolta, un patto per l’industria, un patto che renda stabile il nostro sistema economico europeo e che non dipenda dalle scelte altrui. il manifesto Cisl dello scorso 23 marzo 2023 è la chiara direzione che invece dovremmo seguire per dare garanzie al nostro futuro. Le aziende si stanno attrezzando a cambiare le produzioni però hanno anche bisogno di avere la certezza delle regole da seguire altrimenti alla fine, chi ha da perdere sarà sempre il lavoratore diretto e soprattutto dell’indotto automotive».

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