Produzione con trend negativo in tutti i siti Stellantis, i numeri del "Profondo rosso"
TERMOLI. L'osservatorio della Fim-Cisl sforna i dati della produzione Stellantis in Italia realizzata nei primi nove mesi del 2024: dopo tre anni di crescita, segnano un forte dato negativo rispetto all’anno precedente, con una quantità tra autovetture e furgoni commerciali di 387.600 unità contro le 567.525 del 2023.
Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo, “profondo rosso” e perdono sia gli autoveicoli che i veicoli commerciali.
Precisamente le autovetture registrano un -40,7% con 237.700 unità e i veicoli commerciali un -10,2% con 149.900.
Nel 3° trimestre anche i due unici stabilimenti in positivo nella prima parte dell’anno, Pomigliano d’Arco e Atessa, cedono il passo e registrano un dato negativo rispettivamente del -5,5% e del - 10,2%. Certo, ben lontano dai dati estremamente negativi degli altri stabilimenti che toccano punte che vanno dal -47% al -75,8% rispetto ai nove mesi dello scorso anno. Volumi che sono destinati a peggiorare. Se l’andamento riscontrato nel 3° trimestre venisse confermato nell’ultimo, la produzione si aggraverebbe ulteriormente con le auto sotto i 300mila e la produzione complessiva, considerando i veicoli commerciali, scenderebbe sotto quota 500 mila, con meno di un terzo dei volumi del 2023 (751 mila). Per poter rispettare l’obiettivo di 1 milione di veicoli nel 2030 stabilito a livello governativo, il Gruppo Stellantis dovrebbe raddoppiare le produzioni. Crollo dei volumi sui mercati e transizione verso elettrico e digitale, una tempesta perfetta che colpisce in maniera significativa l’Europa e il suo tessuto industriale più rilevante.
La difficile situazione italiana e le recenti drammatiche notizie provenienti dalla Germania e dal Belgio di chiusure di stabilimenti con migliaia di licenziamenti evidenziano l’urgenza di interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della Ue, con mirate politiche industriali e con risorse specifiche, anche da parte del nostro Governo, e impegni industriali seri e coraggiosi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica. La situazione del settore automotive in Italia e in Europa diventa sempre più critica. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale. Per questi motivi la Fim-Cisl ha proclamato uno sciopero di 8 ore dell’intero settore automotive con manifestazione a Roma il 18 ottobre 2024.
PROGETTO GIGAFACTORY
Sullo stabilimento di Termoli: durante l’ultimo incontro del 17 settembre presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy non è riuscito purtroppo a fare chiarezza sul futuro ora ancora più incerto dello stabilimento di Termoli.
I vertici di Acc hanno comunicato la volontà di sospendere a data da destinarsi l’investimento per la realizzazione della giga-factory molisana per la produzione di batterie.
Acc ha dichiarato che sta procedendo con le sue attività di ricerca e sviluppo per la produzione di nuove celle meno costose e più efficienti, ma solo a inizio 2025 dovrebbe avere pronto un nuovo tipo di batterie da fornire a Mercedes e a Stellantis, così da poter finalmente avviare gli investimenti a Termoli e in Germania.
La scelta di Acc di rinviare gli investimenti su Termoli è negativa e mette in pericolo in prospettiva, anche la competitività degli stabilimenti italiani.
Abbiamo chiesto al Governo di agire verso Acc e Stellantis per avere la conferma dell’investimento e la possibilità di poter utilizzare altri fondi, visto che quelle del Pnrr non saranno più disponibili.
L’investimento inizialmente prevedeva il contributo di circa 400 milioni di euro da parte dello Stato italiano per un investimento complessivo di oltre 2 miliardi.
Preso atto della dichiarazione di Stellantis di voler proseguire con il piano industriale “Dare Foward” e quindi di confermare lo stop ai motori endotermici nel 2030, in mancanza dell’investimento si decreterebbe nella sostanza la chiusura del sito produttivo di Termoli e il conseguente licenziamento di oltre 2mila lavoratori, con l’impoverimento di tutto il tessuto industriale.
Nel frattempo Stellantis ha assicurato in linea di principio che con la produzione degli attuali motori garantirà la continuità dello stabilimento di meccaniche di Termoli, finché si potranno produrre motori, tuttavia non ha individuato nuovi prodotti in grado di compensare il progressivo calo dei volumi e la preannunciata fine del Fire, tanto che a tutt’oggi si sta ricorrendo in maniera massiccia all'utilizzo di ammortizzatori sociali.
ATESSA (EX SEVEL)
Atessa: l'85% della produzione di Atessa viene esportata. Lo stabilimento di Atessa è uno dei principali punti di produzione a livello mondiale di nuovi veicoli commerciali elettrificati per i marchi Citroën, Fiat Professional, Opel, Peugeot, Vauxhall e Toyota nell'ambito dell'offensiva strategica Pro One per la divisione veicoli commerciali di Stellantis. Oltre alla produzione dei veicoli commerciali full electric verrà sviluppata la nuova generazione dei large van.
La produzione nei veicoli commerciali entro i primi nove mesi del 2024 raggiunge la quota di 149.900 unità, con un risultato negativo rispetto al 2023 del -10,2%. La situazione nei primi sei mesi dell’anno era positiva: si lavorava su 15 turni senza fermi produttivi per mancanza di materiale, con la previsione di produrre 255 mila veicoli commerciali (+11% rispetto al 2023). La situazione è cambiata nel mese di giugno; per 15 giorni sono stati collocati in Cigo dalle 400 alle 600 persone a seguito di una diminuzione degli ordini dei cabinati, a causa di un calo del mercato dei camper.
La situazione è peggiorata ulteriormente nel mese di luglio, dove l’azienda ha comunicato un calo produttivo anche sulle produzioni dei Van, portando il numero delle persone in Cigo a 800. Al rientro dalle ferie hanno sospeso il terzo turno, collocando in Cigo circa 1.300 persone. Dall'avvio della Cigo ad oggi, sono circa 800 in media le persone sospese dal lavoro. Anche per lo stabilimento di Atessa, il fermo produttivo nel periodo estivo è stato prolungato a quattro settimane, tra ferie e Cigo.
Siamo molto preoccupati per la sospensione del terzo turno e gli impatti che potrebbe determinare lo stabilimento polacco, anche se abbiamo avuto notizie che anche a Gliwice hanno ridotto a due turni la produzione. Per noi, lo stabilimento abruzzese deve continuare a mantenere la leadership nei veicoli commerciali all'interno del gruppo Stellantis; pertanto, la produzione italiana deve essere protetta e rafforzata. In questa direzione andrebbe la stabilizzazione dei 98 lavoratori in staff leasing presenti da vari anni. Non è accettabile che Stellantis continui a rinviare la questione nel tempo; non bisogna disperdere le professionalità su cui si è investito per così tanto tempo. Sempre nella logica di rafforzamento, lo stabilimento di Atessa potrebbe produrre veicoli commerciali con la propulsione a celle a combustibile a idrogeno. Nello stabilimento di Atessa, leader nei veicoli commerciali leggeri, si producono oltre ai veicoli commerciali di Fiat e Psa, anche per Opel e Vauxhall e, dal 2024, quelli di Toyota. Nello stabilimento sono in produzione anche le versioni full-electric. L’investimento di potenziamento della nuova verniciatura, che non utilizza più i solventi e ha un minor impatto ambientale, è stato ultimato.
SCENARI
La situazione del settore automotive in Europa diventa sempre più critica e la situazione produttiva del gruppo Stellantis in Italia che abbiamo rilevato nei primi nove mesi del 2024 evidenzia un peggioramento dei volumi produttivi ed una crescita del ricorso agli ammortizzatori sociali e quindi, diventa ancora più urgente dare conseguenza concreta agli impegni già presi e alla necessità di ottenere ulteriori garanzie ancora da definire emerse nei numerosi incontri e nell’aggravamento della situazione complessiva. In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale. Le drammatiche novità provenienti dalla Germania e dal Belgio, a partire dal gruppo Volkswagen, rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive nel continente, a partire anche dalle numerose aziende della componentistica nell’area centro-nord del Paese.
Sono indispensabili interventi sulle scelte strategiche del settore da parte della Ue definendo un apposito Fondo d’investimento per il settore automotive e mirate politiche industriali da parte del Governo e impegni industriali precisi da parte di Stellantis e delle aziende della componentistica.
E’ evidente a tutti che i singoli Paesi non sono in grado di rispondere in maniera sistematica ad una crisi che investe tutte le case automobilistiche con una presenza rilevante in Europa. L’Unione Europea deve attuare una svolta disponendo un fondo straordinario imprimere più forza ai cambiamenti tecnologici, accompagnando questo cambiamento con un piano di salvaguardia occupazionale, attraverso il blocco dei licenziamenti, l’uso di ammortizzatori sociali, la formazione e un forte sostegno alla riduzione dell’orario di lavoro. La transizione deve essere sostenibile dal punto di vista ambientale che sociale.
Il Governo deve dare concretezza al confronto iniziato più di un anno fa al Mimit per la definizione dell’accordo di sviluppo con Stellantis e tutti gli attori del settore automotive italiano per l’aumento dei livelli produttivi negli stabilimenti italiani e la loro saturazione, l’assegnazione della piattaforma small e la produzione di modelli di largo consumo, il consolidamento dei centri di ingegneria e ricerca, maggiori investimenti sui modelli innovativi, la riqualificazione delle competenze dei lavoratori e il sostegno alla riconversione della filiera della componentistica. Data l’importanza del settore e i suoi impatti economici e sociali riteniamo indispensabile il coinvolgimento da parte della presidenza del Consiglio e dell’Amministratore delegato di Stellantis.
Il Governo deve mettere a disposizione risorse pubbliche, vincolate a precisi impegni di tenuta occupazionale e di sviluppo del settore, superando la logica dei soli incentivi all’acquisto di autoveicoli.
Bisogna utilizzare le risorse per la reindustrializzazione, indispensabili per evitare l’impatto negativo di oltre 75.000 lavoratori nel comparto auto a seguito del cambio delle motorizzazioni. Servono nuovi ammortizzatori sociali, in molti stabilimenti di Stellantis e dell’indotto sono in esaurimento, il rischio di licenziamento potrebbe investire circa 25 mila lavoratori.