«Se continuiamo a inseguire false promesse, rischiamo di perdere presente e futuro»
TERMOLI. Una frase a effetto, sicuramente, ma è quella che meglio rappresenta l’attuale stato d’animo dei lavoratori Stellantis di Termoli: «Se continuiamo a inseguire false promesse, rischiamo di perdere anche i motori». Col suo linguaggio franco, la delegata nazionale di Usb lavoro privato, Stefania Fantauzzi, ha suonato la sveglia, stamani, davanti ai cancelli dello stabilimento di viale Giovanni Agnelli, nel periodo più burrascoso dai tempi del post alluvione, qui a Termoli.
"Stellantis: progettare il futuro, preservare il presente": una conferenza stampa, che la Fantauzzi ha voluto indire in vista del confronto pubblico di sabato mattina, dove alla sala del Sacro Cuore interverranno esponenti politici e sindacali, tra cui Giorgio Cremaschi, corredata da bandiere e striscioni.
Assieme alla Fantauzzi, c’erano il lavoratore Marco Petti, il coordinatore regionale dell’Usb Molise, Sergio Calce, e il segretario interregionale Abruzzo-Molise dell’Usb lavoro privato, Romeo Pasquarelli.
L’umore è davvero tetro, sia per la sorte delle duemila famiglia implicate nella vertenza metalmeccanica, sia per l’approccio politico-sindacale (guarda caso) che si è avuto sin qui e su questo il giudizio è stato lapidario.
La contestazione parte dalla richiesta di fondi pubblici ancora copiosi, per avviare nel concreto il progetto di riconversione della fabbrica nella Gigafactory, ma anche l’aspetto sociale non è trascurabile, per le conseguenze sul tessuto economico del territorio.
Insomma, la madre di tutte le battaglie, anzi delle lotte, come l’Usb ancora le qualifica, poiché il verbo utilizzato nel volantino diffuso poi al cambio turno delle 14 è declinato nel segno dell’incertezza.
«I lavoratori perdono salario e rischiano il posto di lavoro, tra riconversione all’elettrico e delocalizzazioni delle produzioni (e delle risorse, vedi il Pnrr) – sostiene l’Usb – e la situazione dello stabilimento di Stellantis di Termoli è emblematica, perché ci si è concentrati sull’investimento di Acc, ignorando il progressivo smantellamento delle produzioni meccaniche che durano da mezzo secolo, circostanza avvenuta nel disinteresse generale, noi daremo battaglia per salvare un settore produttivo che negli ultimi 70 anni è stato un pezzo importante dell’economia italiana e oggi corre il rischio non solo di essere marginale, ma addirittura di scomparire».