Spese obbligate per cibo, trasporti e bollette: col 56% del reddito Molise in linea col dato nazionale

Diamo i numeri dom 24 novembre 2024
Lavoro ed Economia di La Redazione
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Soldi bancomat ©Web
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TERMOLI. Tra i centri studi più puntuali nell’analizzare le dinamiche tendenziali della realtà socio-economica, i numeri diffusi dalla Cgia di Mestre appena ieri mostrano una incidenza sempre maggiore delle cosiddette “spese obbligate" per le famiglie, che si attestano sul 56% in media, per l’acquisto di cibo, carburante e il costo delle bollette, con una stima sui 1.191 euro, pari al 56 per cento della spesa totale che, invece, in valore assoluto si è attestata a 2.128 euro. Un’incidenza in calo rispetto al dato del 2022 (57,1 per cento), ma decisamente superiore alle quote che registravamo prima dell’avvento della pandemia.

 Dopo il periodo del Covid e la crisi energetica che hanno caratterizzato il triennio 2020/2022, le spese “obbligate” si sono stabilizzate su soglie più elevate. A causa, sicuramente, anche del forte aumento dell’inflazione e della conseguente erosione degli stipendi che si sono verificati in questi anni, molte famiglie sono state costrette a concentrare gli acquisti in particolare per “vivere” e per recarsi/tornare dai luoghi di lavoro e studio. 

Il Molise è in linea col dato nazionale, esattamente il 56%, con rilevazioni che parlano di 1.114 euro spesi per le categorie censite e 877 a disposizione per altri consumi (o risparmi), su un totale di 1.991 euro.

Un trend che preoccupa artigiani e commercianti, che vivono prevalentemente dei consumi delle famiglie, in particolare di quelle che risiedono nelle aree in cui sono ubicate fisicamente queste piccole realtà imprenditoriali. 

Se gli acquisti diminuiscono e la maggior parte di essi è destinata a “coprire” le spese “obbligate”, è evidente che anche i fatturati delle piccole realtà artigianali e commerciali ne risentono negativamente. La crisi che ha interessato tantissime botteghe artigiane e altrettanti negozi di vicinato è sicuramente ascrivibile alle tasse, ai costi elevati degli affitti, alla concorrenza molto aggressiva praticata dalla grande distribuzione e alla forte espansione del commercio online, ma, soprattutto, dal calo dei consumi che, purtroppo, negli ultimi 10 anni ha riguardato le famiglie economicamente più fragili e quelle che costituiscono il cosiddetto ceto medio. 

La Cgia ha anche effettuato una previsione per le spese natalizie. 

«Acquisti di Natale 2024 probabilmente in calo di un miliardo. Non è da escludere che, con spese “obbligate” in grado ormai di “drenare” ben oltre la metà della spesa totale delle famiglie, i prossimi acquisti di Natale subiscano una frenata rispetto a quanto avvenuto nel 2023. L’anno scorso, infatti, le stime indicano che in Italia la spesa per i regali da mettere sotto l’albero è stata pari a poco più di 11 miliardi di euro. Quest’anno, invece, dovrebbe aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro (-9 per cento). Le ragioni di questa contrazione vanno ricercate nella minore disponibilità di spesa delle famiglie, a fronte delle difficoltà economiche avvertite negli ultimi mesi, e dal fatto che sempre più persone anticipano l’acquisto dei regali di Natale a fine novembre, approfittando degli sconti offerti dal Black Friday».

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