La guerra: inutile strage

dom 06 marzo 2022
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La guerra: inutile strage ©Termolionline.it
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SAN MARTINO IN PENSILIS. “Tu che sei morta mamma santa dopo avere invano per lunghissimi anni tristi sognato ed atteso con noi illusi e delusi superstiti il ritorno dalla guerra di Salvo e Alberto porgi ad essi che non hanno neppure una tomba questo dono piccolo segno d’imperituro fraterno affetto”

(Arturo Fusco, Memorie e Riflessioni, 1991)

Siamo all’alba del secondo ventennio del XXI secolo e si parla ancora di conquiste di territori e di guerre tra popoli, quelle stesse guerre tanto condannate nel corso dei secoli soprattutto nel Novecento. Le due guerre mondiali del secolo scorso hanno fatto molto riflettere i nostri padri costituenti tanto dar far inserire nella nostra Costituzione repubblicana l’articolo 11 che recita: “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali: consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” e considerare la pace come unico strumento di sviluppo per il progresso dei popoli.

Dalle notizie che ascoltiamo ogni giorno dai telegiornali e dai vari mezzi di comunicazione di massa sull’attuale situazione di guerra in Ucraina, ci fa tornare indietro la mente a quasi ottant’anni fa, quando i nostri nonni tornati dalle varie zone di guerra e di prigionia della seconda guerra mondiale, raccontavano alle proprie famiglie gli orrori che i loro occhi e le loro menti avevano dovuto subire, riaprendo nei racconti delle ferite mai rimarginate. Con l’avvento della televisione, molte di quelle scene di guerra che erano state vissute nei campi di battaglia, venivano riproposte ai telespettatori come richiamare alla memoria delle giovani generazioni che la guerra aveva provocato solo distruzione e morte, sperando che nel futuro catastrofi del genere non dovevano più accadere, ma purtroppo non fu così.

Secondo quanto riportato dal portale Guerre nel Mondo, nel 2022 sono 70 i paesi in guerra per un totale di 869 guerre e guerriglie (milizie-guerriglieri e gruppi terroristi – separatisti - anarchici), in particolare: in Africa (31 Stati e 291 guerre e guerriglie), in Asia (16 Stati e 194 guerre e guerriglie), in Medio Oriente (7 Stati e 266 guerre e guerriglie), in Europa (9 Stati e 83 guerre e guerriglie), nelle Americhe (7 Stati e 35 tra cartelli della droga, guerre e guerriglie). Inoltre ci sono 47 territori che cercano l’indipendenza, in modo più o meno pacifico, in particolare: in Asia (20), Africa (10), Europa (13), Medio Oriente (2), in Oceania (2).

Ancora oggi nei nostri paesi e nelle nostre città si possono ammirare monumenti o luoghi di commemorazione dedicati ai caduti delle due guerre mondiali (1915-18 / 1940-45) che sono stati edificati non solo per celebrare e onorare i tanti giovani morti nei campi di battaglia o di prigionia, che disgraziatamente erano obbligati a partire per il fronte per combattere il nemico e difendere la Patria, ma anche alle tante donne e madri rimaste a casa ad accudire la famiglia e i figli versando lacrime di dolore e vivendo continuamente nell’ansia angosciosa di ricevere la comunicazione ufficiale della morte di un loro congiunto.

Nel monumento commemorativo situato a San Martino in Pensilis al centro di piazza della Vittoria, venne inaugurato il 30 Settembre 1923 per onorare le 63 giovani vite che avevano perso la loro vita in nome d’Italia nel corso della Grande Guerra come riporta nel discorso d’inaugurazione al Monumento del Cav. Dott. Domenico Sassi: “Spiega, o fulgida Vittoria, spiega le tue ali maestose al vento e drizza il volo su per le insanguinate petraie del Carso, sulle nevose giogaie delle Alpi, sulle aspre balze del Trentino, sulle insuperate sponde del Piave … spargi su di essi a piene mani palme ed alloro <fiori, olezzanti di gloria, di gratitudine, di amore … poiché ebbero una sola fede, un solo amore: l’Italia! >”.

Qualche anno più tardi nel 1928 viene ristrutturato dal nuovo Podestà del paese, il colonnello Errico Tozzi, il Parco della rimembranza ubicato in via Marconi sostituendo le piante di acacie, in parte seccate, con 63 alberi di pini (corrispondenti al numero dei soldati sammartinesi caduti nel corso della Grande guerra) e mette al centro un cannone circondato da sei proiettili, che fino ad allora avevano fatto da cornice al monumento dei caduti della Grande guerra in piazza della Vittoria, e recinta l’intera area. Il cannone con i sei proiettili, presenti al centro della villa, vennero poi fusi nel corso del secondo conflitto mondiale per poter fabbricare nuove armi per combattere il nemico.

Vent’anni dopo quegli avvenimenti, l’Europa e così anche l’Italia si trovano a combattere un’altra guerra, ma per fortuna o per grazia divina il nostro paese non venne toccato dai bombardamenti tedeschi e Alleati come riporta il prof. Michele Mancini nel libro La società operaia di San Martino in Pensilis nel contento della realtà locale e regionale (1879-2009): "A San Martino, invece, la guerra non fu vissuta dalla popolazione nella sua atrocità distruttiva: non ci furono scontri armati di una qualche rilevanza, non ci furono bombardamenti … A San Martino era presente la 78° Divisione britannica, che era parte dell’8° Armata, formata da numerosi carri armati e da un’artiglieria composta da alcune mitragliatrici anti aerei e da numerosi cannoni a lunga e media gittata, che erano posizionati all’inizio della strada provinciale che porta allo Scalo ferroviario, verso est, su terreni attualmente utilizzati come zona artigianale.” Molti anziani raccontano che è stato grazie all’intercessione del nostro Patrono san Leo, che salvò il paese dalle rappresaglie e dai bombardamenti dei tedeschi. La seconda guerra mondiale costò al nostro paese ben 54 giovani sammartinesi, i cui nomi sono scolpiti sul marmo del monumento ai caduti, inaugurato l’8 giugno 2003.

La sera dell’8 giugno 2003 erano presenti alla cerimonia tenuta in piazza della Vittoria le autorità civili, militari e religiose locali e tutta la cittadinanza per commemorare i caduti del secondo conflitto mondiale e per la traslazione di due nostri concittadini Dante Zurro e Pasqualino Macro morti in due diversi campi di concentramento in Germania che dopo accurate ricerche sono stati ritrovati, traslati, riportati in paese e inumati nel cimitero cittadino.

Tra quella folla incuriosita e silenziosa, c’era una donna esile, vestita di nero con uno sguardo mesto e gli occhi lucidi che ha assistito a tutta la celebrazione, aveva quasi un secolo di vita sulle spalle e ricordava bene le crudeltà della guerra che aveva portato anche nella sua famiglia lutti e disgrazie, la signorina Maria Fusco, già maestra elementare, l’ultima superstite di quella famiglia pia e devota al Santo frate con le stimmate di San Giovanni Rotondo, che la guerra aveva immolato sull’altare della Patria i suoi fratelli Salvo e Alberto, entrambi caduti in battaglia nel 1942, 25 giorni l’uno dall’altro, senza più tornare nella terra natìa.

Scrive il prof. Arturo Fusco in “Memorie e riflessioni”: “Il 24 Agosto 1946, poco più di due anni dopo quel terribile sogno, mi recai a Termoli, dove era tornato il reduce Damiano Marolla, un nostro vecchio conoscente ed amico di Alberto in Eritrea. … Egli mi consegnava un pacchetto di documenti che Alberto, quasi col presentimento di chissà quale sorte, aveva depositato presso di lui prima di lasciare la residenza di Agordat. … Un pugno di carte ed una foto! Null’altro restava di un uomo scomparso tragicamente nell’oceano. Alcuni anni prima, all’alba di un giorno di Marzo 1943 e cioè poco più di tre mesi dopo quel fatale 28 Novembre 1942 quando la nave affondò, mio padre sentì alla porta di casa il grido <Mamma! Mamma!> con la voce di Alberto. Forse misteriosamente giungeva allora il suo grido strozzato dall’onda che lo inghiottiva. Ma cosa sono questi sogni e questi segni intorno ai due fratelli dispersi in guerra che turbano il riposo notturno e ci rendono assai più stanchi e tristi durante la faticosa giornata? Mistero”. Invece il fratello Salvo cadde in battaglia nella gelida Russia.

Qualche anno più tardi, l’Amministrazione Comunale gli dedicò una via del nostro paese denominata “via F.lli Fusco”, invece la scuola media del paese sarà intitolata al fratello Salvo, maggiore di Artiglieria, caduto in Russia il 21 Dicembre 1942 e decorato di Medaglia d’argento, insieme al gruppo che comandava, con la seguente motivazione: “Comandante di un gruppo di Artiglieria sforzesca da 105/28 motorizzato, dopo più giorni di aspri combattimenti, fortemente premuto dal nemico, univa i suoi artiglieria i fanti per la strenua difesa vicina, e con ardore, da successive posizioni, recava incessante ausilio di fuoco alla fanteria, concorrendo a stroncare l’impeto avversario”. – Tschebotarèvskj (Russia), 1942 –

Che cos’è la Guerra? UN’INUTILE STRAGE.

Luca La Luna


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