"Basta guerra e carovita", presidio in centro del Prc in difesa dei ceti popolari
TERMOLI. Era stata rinviata sabato 14 maggio a causa dell'incidente che ha coinvolto Mimmo Farina, ieri sul corso Nazionale il partito della Rifondazione comunista del Molise, con gli attivisti locali e il segretario regionale Pasquale Sisto.
Una campagna che è stata vissuta in tutta Italia, con lo slogan: "Basta guerra e carovita", in difesa dei redditi delle lavoratrici, dei lavoratori e dei ceti popolari.
«L’invio di armi sempre più potenti e la drammatica intensificazione delle operazioni militari nel teatro ucraino, producono sempre maggiori lutti al popolo ucraino, aumentano i rischi di un prolungamento indefinito nel tempo della guerra, di coinvolgimento di paesi vicini e di ricorso ad armi nucleari.
La guerra parallela, quella delle sanzioni, è inutile al pari dell’invio di armi per fermare il massacro mentre produce effetti disastrosi sulle economie europee facendo crescere ancora di più i prezzi delle materie prime, dei cereali e dell’energia e a cascata di tutti gli altri beni.
Il governo Draghi e la Ue rispondono con politiche fiscali e monetarie recessive che sommandosi all’inflazione sempre più alta produrranno chiusure di aziende, disoccupazione, ulteriore perdita del valore d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori e dei redditi dei ceti popolari, ampliamento del numero di famiglie ridotte in povertà che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Di fronte a quello che si prefigura come l’ennesimo massacro sociale il governo aumenta le spese militari al 2& del Pil, taglia la spesa sociale e risponde al carovita con un bonus risibile, 200 euro, 17 al mese.
Contro il fariseismo di governi che parlano di pace, ma sostengono la guerra, la nostra campagna richiama la necessità di estendere le lotte per: fermare la guerra e il riarmo, e chiedere l’avvio immediato di trattative di pace; il blocco degli aumenti delle bollette, prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità; aumenti generalizzati di salari e pensioni e una nuova scala mobile, un salario minimo legale a 10 euro netti all’ora.
È possibile perseguire questi obiettivi con gli extraprofitti delle aziende che lucrano sugli aumenti, l’utilizzo del gettito extra dell’iva prodotto dai rincari, la tassazione delle grandi ricchezze al di sopra di 1 milione di euro, il taglio delle spese militari».