Macroregione di "Marca": Molise, Abruzzo e Marche insieme, perché no!
TERMOLI. Macroregione adriatica, un dibattito importante. Parlarne è sempre il modo migliore per affrontare le questioni e i problemi che circondano il tema. Un’occasione di confronto –in particolare in questo momento colmo di sfide globali: lo stesso processo di integrazione europea lo impone dopotutto, ma anche la pandemia e tutte le altre criticità che il mondo sta affrontando- tutte situazioni che non possiamo più fronteggiare da soli. Dopotutto la nostra regione è piccola e di conseguenza fa i conti con tutte le problematiche in essa contenute.
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Presenti al dibattito che si è tenuto nella splendida cornice della cala sveva: l’avvocato Laura Venittelli in sostituzione del segretario del Pd Molise, Vittorino Facciolla. La capogruppo Pd Molise Micaela Fanelli; il consigliere comunale di Venafro Stefano Buono; il componente della direzione regionale Pd Simone Coscia; il sindaco di Guglionesi Mario Bellotti. Il senatore e presidente emerito della regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso nonché presidente della commissione finanze e tesoro del Senato.
Dopo l’apertura dei lavori da parte di Stefano Buono che ha moderato questo dibattito e dopo i saluti dell’avvocato Venittelli e della capogruppo Fanelli si è entrati nel vivo del convegno.
Una regione piccola il nostro Molise che fa i conti con un dato terribile quello dello spopolamento –pensiamo che l’attuale popolazione è di 294mila abitanti e che il dato del 31 dicembre 2019 ci indicava una popolazione pari a 305mila- questo significa che ogni anno si perdono tra i 4mila o 5mila abitanti. Altro problema: la sanità per cui tanto si sta combattendo, oppure il tema delicato delle infrastrutture –altro nodo dolente- fino alle politiche energetiche ed ambientali.
“Una vera e propria necessità quella di trovare una sinergia con i nostri vicini territoriali. La costituzione vigente con la cooperazione rafforzata già consentirebbe di immaginare delle convergenze su alcuni tipi di politiche e questo può essere un passo propedeutico ad una riforma sul regionalismo, che possa portare benefici e non negatività per i molisani. Non c’è perdita di identità territoriale. Questo percorso può portare da un lato benefici.” Così come Buono ci ha spiegato.
Se pensiamo che il reddito pro capite della nostra regione è di circa 16mila euro, considerando un reddito medio nazionale pari a 20mila euro, a questo si aggiunge il problema della disoccupazione del 11,4% e che la fascia d’età compresa tra i 16 e i 25 anni ne paga il prezzo più alto, contando una disoccupazione pari al 28,5%. Si discute di macroregioni dal 1992 con la possibilità di unire Abruzzo, Molise e Marche. Il tema è stato ripreso anche nel 2014.
“Le infrastrutture di cui hanno bisogno i territori sono più lunghe della grandezza dei territori che vanno serviti: le ferrovie, il sistema autostradale, l’approvvigionamento digitale, quello energetico, la difesa del mare blu. Tutta questa domanda viene soddisfatta da una collaborazione territoriale che supera i confini delle regioni attuali.” Così come il senatore D’Alfonso ha spiegato ai nostri microfoni.
“L’intento di unire le tre regioni può essere solo meritorio, parliamo di servizi dando così un contributo maggiore alle realtà che ne hanno di meno. Il problema è chi rinuncia ad un servizio? Pensiamo alla battaglia che stiamo facendo per conservare il presidio ospedaliero. La macroregione significa conservarlo? Oppure no? Ma anche altri servizi e per gli strumenti a vantaggio del Molise e della popolazione. Guardare avanti e guardare ad una aggregazione di regioni è cosa positiva.” Così come l’avvocato Venittelli ha ribadito ai nostri microfoni.
Un tema ampio, complicato e che porta un se un retaggio storico non indifferente. Frutto inevitabile di un’eredità lontana. Nel 1970 una ricerca sociologica importante che durò vent’anni e che si effettuò tramite interviste ed indagini riuscì a cogliere il grado di funzionamento regionale.
Un excursus ci porta all’anno 1000 ripercorrendo tutti i punti salienti, in particolare il repubblicanesimo, dove esistevano forme di cooperazione. Le cosiddette reti di fiducia nell’epoca comunale, ma anche senso di comunità civica, che continuò a permanere anche vivendo sotto regimi non democratici. Nacque così il capitale sociale.
Il tema dopotutto si presta a tanti confronti. Anche perché dalla separazione delle due regioni nel 1963 ne è trascorso davvero tanto di tempo e in questi oltre cinquant’anni tantissime situazioni sono mutate. Motivo per cui per le sfide del futuro il Molise deve pensare sicuramente al presente, ma anche al domani.