"Schierarsi con noi per uno Stato Sovrano della Palestina»

In piazza dom 28 gennaio 2024
Politica di La Redazione
4min
Associazione Schierarsi in piazza Monumento ©termolionline.it
Associazione Schierarsi in piazza Monumento ©termolionline.it

TERMOLI. Partita da ieri anche a Termoli l’iniziativa dell'Associazione Schierarsi, che ha depositato alla Corte Suprema di Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare con la quale chiede all'Italia di riconoscere la Palestina come uno Stato sovrano, con Gerusalemme Est come capitale. Promossa una campagna di raccolta firme che coinvolgerà tutte le Piazze d'Italia. Anche la Piazza di Termoli darà il suo contributo e parteciperà a questo evento così importante. «Anche noi vogliamo fare la nostra parte per sostenere il popolo palestinese e siamo scesi in Piazza Monumento, stasera, e lo faremo ogni sabato con il nostro gazebo, per coinvolgere i cittadini termolesi in questa importante iniziativa».

Con la presente proposta di legge si intende riconoscere in modo esplicito e de jure lo Stato di Palestina. La risoluzione dell’Onu numero 3237 del novembre 1974 ha riconosciuto all’Olp (organizzazione per la liberazione della Palestina) lo status di osservatore ritenendo opportuno aprire un costante dialogo internazionale per regolamentare congiuntamente ogni questione relativa all’autodeterminazione del popolo palestinese e giungere ad un processo di pace.

La successiva risoluzione dell’Onu numero 43 del 1997 ha meglio definito il nome OLP attribuendole in ogni documento ufficiale una più chiara qualifica di Stato, riconoscendo inoltre al nascente soggetto una serie di diritti e privilegi tra i quali la possibilità di essere ascoltato nei più differenti consessi internazionali in occasione di dibattiti riguardanti il territorio e la popolazione della Palestina.

Ancora, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n.67/19 nel novembre del 2012 riconoscendo alla Palestina lo status di osservatore permanente, come Stato non membro, conferendo uno status equivalente, in seno all’Onu, a quello riconosciuto allo Stato della città del Vaticano. In attuazione dell’art.21 del Trattato sull'Unione europea (TUE) che precisa che l'azione dell'Unione sulla scena internazionale ha, tra gli altri, le finalità di preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, il Parlamento Europeo con la risoluzione 2014/2964 ha approvato, con larga maggioranza, il riconoscimento dello Stato di Palestina non mancando di ricordare che il fine da perseguire attraverso la ricerca della creazione dei due Stati rientra nella competenza dei singoli Stati membri e ponendosi, quindi, come uno strumento di indubbia rilevanza politica sovranazionale e caratterizzandosi per una sua sollecitazione rivolta, sia pure indirettamente, agli stessi Stati membri dell’Unione Europea. Lo Stato di Palestina oggi è riconosciuto da un numero di Paesi che rappresenta circa l’80% della popolazione mondiale, pari a più del 70% dei membri delle Nazioni Unite.

Il processo di pace avviato dagli accordi di Oslo del 1993-1995 si è, di fatto, arrestato con l'uccisione di uno dei firmatari degli accordi stessi: il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, assassinato nel novembre 1995 da estremisti israeliani contrari allo smantellamento delle colonie e alla costituzione dello Stato di Palestina. I tragici eventi occorsi dal 7 ottobre 2023 non lasciano spazio ad ulteriori rinvii rispetto alla necessità di coinvolgere in un tavolo di mediazione due popoli che abbiano entrambi la medesima dignità di cittadini di uno Stato libero, indipendente e sovrano. Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al vertice del Cairo per la Pace del 21 ottobre 2023 ha espressamente dichiarato che: “… il Popolo Palestinese deve avere il diritto a essere una Nazione che si governa da sé, in libertà, accanto a uno Stato di Israele al quale deve essere pienamente riconosciuto il diritto all’esistenza e il diritto alla sicurezza. Su questo l’Italia è pronta a fare assolutamente tutto ciò che è necessario...”.

Di fatto l’Unione Europea e le Istituzioni Italiane intrattengono, ormai da diversi anni, solidi rapporti di natura diplomatica e istituzionale con la Palestina, così come, tra altro, reso di pubblico dominio da quanto riportato attraverso il sito web ufficiale del Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme. Tutte le più alte Istituzioni italiane incontrano con frequenza ormai costante, e da diversi anni, i rappresentanti omologhi delle Istituzioni palestinesi intrattenendosi nei diversi incontri formali dai quali emerge costantemente la posizione condivisa dalle parti di non poter ulteriormente rimandare il processo di riconciliazione israelo-palestinese, per il bene di tutta la comunità internazionale. Contribuire in modo concreto al processo di pace nella regione, da ricercare anche attraverso la soluzione del riconoscimento dei due Stati, di Palestina e di Israele, è uno degli obiettivi frequentemente dichiarato dalle più alte Istituzioni italiane in ogni occasione di incontro con le Autorità palestinesi.

Crescenti negli anni e sempre più solidi sono ormai anche i rapporti di natura economica, di cooperazione e di ricerca in ambiti di interessi comuni e che le nostre istituzioni supportano attivamente, assieme all’impegno della società civile italiana che ha raggiunto, con gli operatori privati e gli enti locali palestinesi, un altrettanto ampio e crescente interesse condiviso. Secondo i dati di Eurostat sulle attività di import-export, l’Italia ha registrato negli anni crescenti scambi commerciali verso i territori palestinesi raggiungendo livelli molto alti. (A gennaio 2022 per un valore pari a 2,4 milioni di Euro, in aumento rispetto agli 1,5 milioni di Euro dello stesso mese del 2021, pari a un +57,4%). L’approvazione di questa proposta di Legge, a giudizio dei promotori e dei sottoscrittori, è indispensabile per fare un passo avanti verso la fine delle sanguinose vicende del Medio Oriente attuando i principi cardine della nostra Carta Costituzionale che pone l’Italia come soggetto mediatore nella risoluzione dei conflitti».

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