TERMOLI. Nell’immaginario collettivo è rimasto il re delle notti magiche, quelle dell’estate ’90, quando la nazionale di Azeglio Vicini accarezzò il sogno di una intera nazione, vincere il mondiale di calcio in casa.
Addio a Salvatore “Totò” Schillaci, avrebbe compiuto 60 anni tra qualche settimana, il suo sguardo spiritato era entrato nei cuori di tutti, in quella fantastica galoppata che lo vide segnare sei gol in 7 partite nel torneo iridato, che gli azzurri persero ai rigori in semifinale contro l’Argentina, di cui fu capocannoniere.
L’ex calciatore è deceduto stamani all’ospedale di Palermo.
Bomber di razza, forse poco fortunato dopo il clamoroso Mondiale casalingo, nelle sue esperienze di club, dopo il Messina, ci furono Juventus, Inter e il Jubilo Iwata in Giappone.
IL RICORDO DELLA FIGC
“Le esultanze incontenibili, nelle quali il suo volto era simbolo di gioia condivisa, resteranno per sempre patrimonio comune del calcio italiano – ricorda il presidente della FIGC Gabriele Gravina – Totò è stato un grande calciatore, simbolo tenace di volontà e di riscatto, ha saputo emozionare i tifosi azzurri perché il suo calcio sapeva di passione. E proprio questo spirito indomito lo ha fatto apprezzare da tutti e lo renderà immortale”.
Palermitano, classe 1964, Schillaci ha iniziato la sua carriera a Messina, collezionando in sette stagioni 219 presenze e 61 reti e contribuendo alla doppia promozione del club siciliano dalla Serie C2 alla Serie B. Acquistato nel 1989 dalla Juventus, nella sua prima stagione in bianconero realizzò 15 gol, vincendo Coppa Italia e Coppa UEFA e convincendo il Ct Azeglio Vicini a convocarlo per il Mondiale. E a Italia ’90 fu lui l’eroe che nessuno si aspettava, partendo dalla panchina e subentrando nel secondo tempo del match d’esordio con l’Austria, quando a dieci minuti dal termine allo Stadio Olimpico di Roma realizzò di testa su cross di Gianluca Vialli la rete della vittoria.
E non si fermò più, trascinando a suon di gol l’Italia fino alla semifinale, persa ai rigori con l’Argentina, e laureandosi con 6 reti capocannoniere del torneo. Premiato come miglior giocatore del Mondiale, arrivò secondo nella classifica del Pallone d’Oro alle spalle di Lothar Matthaus. In maglia azzurra ha disputato complessivamente 17 partite realizzando 7 gol. Lasciata la Juventus, disputò due stagioni all’Inter (30 presenze e 11 reti) per poi chiudere la carriera in Giappone, al Jubilo Iwata, diventando il primo calciatore italiano a giocare nel campionato nipponico.