mercoledì 5 Febbraio 2025
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Difesa del suolo in Molise, solo giochi di parole

CAMPOBASSO. Invasi artificiali in Molise. Primavera e autunno segnalano da tempo il loro sopravvenire con una serie di eventi alluvionali, di frane e di crolli che si verificano dalle Alpi al Lilibeo, senza differenze di regioni, di latitudine, di etnia. Una volta, a dire il vero, i disastri si verificavano con più frequenza al Sud: il Nord – si riteneva – è meglio amministrato (e si vede). Ma, in realtà, la natura rifiuta le leggerezze dell’uomo; e, finché esse non cesseranno e non se ne saranno riparate le conseguenze, dobbiamo aspettarci altri autunni ed altri inverni disastrose. È un po’ come Di Maio, che vuole imporre le sue idee a dispetto della realtà e dei suoi numeri: se andrà avanti con gli occhi chiusi, realtà e numeri si prenderanno la rivincita su di lui. È una regola di vita e l’alternativa è una psicopatologia nei cui confronti l’unica terapia veramente efficace si chiama «riabilitazione cognitiva».

Non ci vuole la scienza contemporanea per sapere che i corpi idrici sono unitari. L’inquinamento deve essere trattato insieme alla regimazione e rimane correlato alle portate. E tale è stata la gestione dei corpi idrici, almeno sino al 1973. Successivamente, con l’arrivo delle Regioni, si è proceduto alla spartizione delle competenze che si è rivelata un’autentica follia. Sarebbe bastato documentarsi solo un tantino per scoprire che dopo una devastante alluvione, gli Stati uniti avevano istituito “Authority”, con poteri totali sulla gestione delle acque (ed annessi). Persino in Europa l’inattaccabile unitarietà dei corsi d’acqua è una specie di dogma tecnico e amministrativo. Oggi il pasticcio istituzionale è sembrato così evidente da suggerire al Parlamento una via d’uscita: l’apprestamento di una legge organica sulla difesa del suolo (la n. 183 del 18 maggio 1989) proposta e promossa dal senatore Achille Cutrera, avvocato milanese, con cui furono istituite le Autorità di bacino, organi operativi delle regioni. In questo caso il termine «Autorità» è stato usato in modo improprio, visto che chi la incarna è un prìncipe senza scettro, peraltro sottordinato alla politica regionale che dispone dei fondi e che, in sostanza, orienta le scelte prioritarie. Quanto accade da qualche decennio dimostra che il sistema istituzionale di gestione è in bancarotta e che occorrerebbero fonti economiche rilevanti. E non sarà certo questo il momento per invocarle e per sperarci, vista la qualità del personale politico che ha assunto responsabilità di Governo. Perciò, occorre fare ciò che si può fare. Innanzitutto: 1) il rilevamento delle costruzioni abusive e non, realizzate in zone a rischio alluvione o frana; 2) i fiumi ed i territori soggetti a smottamento. E ci sono i mezzi, anche aerei, per farlo. Nel secolo scorso lo Stato aveva disposto la realizzazione di una mappa nazionale delle frane; oggi si ignora la fine abbia fatto. Ma almeno è certo, che ci sono i mezzi tecnici per operare un rilievo totale delle costruzioni a rischio. È questo l’unico modo pratico per affrontare la questione: l’anello terminale della catena del dissesto per poi risalire passo dopo passo verso monte. Una documentazione da rendere pubblica e da utilizzare per iniziare la messa in sicurezza del territorio cioè demolizioni.

Ci sarà una Regione o un Ministero capace di farlo? C’è da dubitarne, visti i ‘tomini’ prodotti quotidianamente dall’Ufficio Stampa del Presidente della Regione Molise che ‘straparla’ ogni giorno, raccontando l’ovvio od al massimo ‘esaltandoci’ su qualcosa che già sapevamo. Un po’ come ascoltare il professore di Educazione fisica che racconta:”Cari ragazzi, sapevate che la palla è rotonda?”. Evidentemente, si preferisce ammannire belle frasi, al colto ed all’ìnclita, nella speranza che di funerali di Stato o di Regione o di Comune possano non succederne mai; cosicché sarà possibile ancora rinviare a dopodomani quello che doveva essere fatto già da qualche tempo.

Claudio de Luca