TERMOLI. Ogni nostra azione e gesto quotidiano genera un impatto nel nostro ecosistema: l’ambiente, come sappiamo è tutto ciò che ci circonda e come tale, va preservato. Dal risveglio della mattina fino ad addormentarsi dopo cena, lasciamo sempre una nostra impronta. Per rendere meno visibile il segno sul luogo in cui viviamo, però, possiamo fare moltissimo, partendo da un semplice gesto come scegliere di lasciare l’auto in garage, scambiare i vestiti che non ci entrano più con qualche amico, o – quando si organizza una festa e si ha bisogno di piatti e bicchieri monouso, scegliere le ecostoviglie che a fine festa, sagra o party, potranno andare nell’umido e tornare alla natura sotto forma di prezioso concime.
Questo lo sa bene Minimo Impatto, azienda leader nella distribuzione di stoviglie compostabili, nata oltre dieci anni fa grazie all’intuizione di Giuseppe Avolivolo e sua moglie Maria Rosaria.
Come nasce minimo impatto?
In un giorno di normale routine, seduti nell’abitacolo della loro macchina, tra smog e plastica, Giuseppe e Maria Rosaria hanno capito che dovevano fare qualcosa per cambiare il mondo. Come tutte le grandi opere, per renderle di successo, bisogna partire dalle piccole cose: cominciarono ad annotare le abitudini dei singoli, gli oggetti che utilizzavano, come e per quanto tempo li adoperavano. Tra le azioni più impattanti per l’ambiente, l’uso di piatti, posate, bicchieri monouso era sicuramente tra quelle più evidenti, specie negli appuntamenti “collettivi” o fuori casa. Cominciarono a pensare quali potessero essere le alternative all’approccio “usa e getta” delle stoviglie di plastica, cercando nel web, facendo ricerche, intervistando produttori e gli stessi consumatori. Insomma, si posero la domanda di come vivere plastic free (o almeno plastic less) ben 10 anni prima che se lo chiedessero importanti istituzioni come l’Europa!
Trovare un’alternativa percorribile era la chiave del successo, perché solo proponendo alternative disponibili per tutti puoi convincere milioni di persone a cambiare abitudini… col minimo sforzo. Così Minimo Impatto ha deciso di lavorare ogni giorno per far conoscere a tutti le ecostoviglie. Ma non solo. Nei suoi 10 anni di attività Minimo Impatto ha puntato sull’educazione del proprio pubblico, insegnando loro a riconoscere i prodotti realmente eco-sostenibili e a conoscere come certi prodotti vengono realizzati, chi c’è dietro a un prodotto. Come spesso ama raccontare Avolivolo, “la sensazione più bella è notare la meraviglia nelle persone quando spieghiamo che le nostre forchette non sono di plastica, ma di mais, che i nostri piatti vengono dallo scarto della canna da zucchero, ma anche più semplicemente che l’acido citrico sostituisce la maggior parte dei detergenti che abbiamo in casa, senza inquinare”.
Un’attività pedagogica si potrebbe dire, rivolta ad un pubblico sempre più ampio e curioso di scoprire i segreti delle produzioni di stoviglie etiche e responsabili. Basta andare nelle sezioni news del sito di Minimo Impatto oppure seguendo il blog, i social legati all’azienda o confrontandosi attraverso le chat aperte nei loro portali.
Un metodo innovativo e semplice, alla portata di tutti, per far capire che un diverso modo di vivere è possibile e si può già toccare con mano.
Volete saperne di più sulle ecostoviglie? Quanti tipi ne esistono e come son fatte? Cliccate qui: https://www.ecostoviglie.com