martedì 7 Gennaio 2025
Cerca

«Altri neonati morti di freddo a Gaza», l’indignazione della Rete della Sinistra

TERMOLI. «Fino a quando?» E’ quello che si chiede la componente Rete della Sinistra-Termoli Bene Comune, in questo ultimo giorno dell’anno, attraverso Marcella Stumpo, sulle tragedie umanitarie a Gaza.

«Altri due neonati morti di freddo a Gaza oggi; questa orrenda conta, cominciata per tragica ironia nella Notte Santa, ci porta per ora a un totale di sei piccoli innocenti che non hanno conosciuto altro che gelo e disperazione nella loro brevissima vita.

Il Bambino nato sulla paglia è sopravvissuto anche ad Erode; chi proteggerà i piccoli di Gaza? In chiesa la maggior parte di noi il giorno dopo ha celebrato la nascita di Gesù, ma quanti hanno avuto un pensiero per i neonati di Gaza uccisi dalla fame e dal gelo?

Usque tandem, si chiedeva tanto tempo fa Cicerone: fino a quando dimenticheremo di essere umani e volteremo la faccia dall’altra parte? Sembra incredibile che da più di un anno le coscienze della maggior parte degli umani che popolano l’Occidente siano restate tranquille, quando non hanno giustificato quello che, arrivati a 45.000 morti,  ha un solo nome: genocidio.

Chi (e per fortuna nel mondo sono stati tanti,  tra loro anche noi della Rete della Sinistra) ha provato a far sentire una voce di protesta e solidarietà è stato sbrigativamente etichettato come antisemita, e talvolta addirittura  perseguito per questo.

Fino a quando troveremo “normale” uccidere donne e bambini per vendetta? Fino a quando cancelleremo la nostra presunta “civiltà” e saremo soddisfatti di tornare alla barbarie? Nessuno sembra provare pietà: nessuno di noi, che viviamo sicuri nelle nostre tiepide case, noi che troviamo tornando a sera cibo caldo e visi amici (non potrei dirlo meglio che con le tragiche parole di Primo Levi), ha difficoltà ad addormentarsi pensando a quei neonati uccisi dall’odio e dall’inumanità.

Che non sono ovviamente morti solo per il freddo: nella loro brevissima vita hanno dovuto soffrire fame , pioggia, vento, terreno gelato, niente assistenza medica, niente medicine, niente per scaldarsi. E le loro mamme stremate  avevano troppo poco latte per nutrirli adeguatamente .

La prima bimba morta di freddo si chiamava Sila, che significa “nostalgia”; un nome dolce  per chi non ha potuto provare quel sentimento, essendo troppo piccola per aver provato il calore di una casa e una quotidianità (diversa dalle bombe e dalla distruzione) di cui avere nostalgia.

Se siamo capaci di trovare una ragione in queste morti, di considerarle effetti collaterali inevitabili di una guerra, di usarle solo per aggiornare l’elenco infinito di un popolo sterminato, del quale un giorno ci sarà sicuramente chiesto conto per la nostra colpevole indifferenza che diventa complicità, meritiamo davvero quello che PrimoLevi scriveva per concludere Se questo è un uomo: I nostri nati storcano il viso da noi.

E’ l’ultimo giorno di un anno pieno di guerra e dolore: per quello che verrà auguriamo a tutti di avere finalmente le coscienze scosse dalle morti indecenti di questi piccoli, di superare le ragioni irragionevoli della politica e delle partite a scacchi con il destino degli ultimi, di tornare umani. 

Di ricordare che non si può essere felici da soli e di sentire riaccendersi nel cuore la fiammella della cura: cura per gli umani, cura per la terra, cura per la pace.

Buon 2025».

Condividi