TERMOLI. Quasi un mese dopo, e non è stato semplice mettere assieme tutte le esigenze, finalmente incontriamo i protagonisti del Cammino condiviso, oltre ogni confine: Umberto Moretti e Piero Gliosca, di cui lo scorso 22 luglio abbiamo narrato l’amicizia strettissima.
Da Santiago a Termoli, il vento dei social ha portato con sé una storia che non parla solo di chilometri percorsi, ma di legami che sfidano il tempo e le avversità. Ieri pomeriggio, in via Stati Uniti, abbiamo assistito a qualcosa di raro: un abbraccio che ha attraversato il dolore, la distanza, e persino l’impossibilità.
Piero ha camminato per due. Ha messo un piede davanti all’altro lungo il Cammino di Santiago, ma ogni passo era anche di Umberto, l’amico che non ha potuto compierlo fisicamente. Eppure, Umberto c’era. In ogni alba, in ogni salita, in ogni silenzio. Perché ci sono viaggi che si fanno con le gambe, e altri che si vivono con l’anima.
Il loro incontro, inseguito per tutto agosto, è stato reso possibile grazie alla sensibilità di Lucia Checchia, collega e amica. Vederli uno accanto all’altro, con le mogli al fianco, è stato come assistere a un miracolo quotidiano: gli occhi lucidi, le mani che si cercano, l’empatia che si respira.
Umberto, colpito otto anni fa da una misteriosa infezione da zecca, ha perso il lavoro e la mobilità. Ma non ha mai perso sé stesso. La sua forza è Amelia, sua moglie, una donna che ha trasformato la resilienza in amore quotidiano. E insieme, hanno continuato a camminare. Da fermi, ma mai immobili.
Il Cammino di Santiago non è solo una strada. È un simbolo. E Umberto lo ha percorso tutto, senza mai partire. Perché il viaggio più autentico non è quello che attraversa i luoghi, ma quello che unisce le persone.