mercoledì 5 Febbraio 2025
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TERMOLI. Armatori preoccupati per il riavvio dell’attività di pesca con il blocco della Croazia

TERMOLI. La recentissima entrata in vigore della zona di area protetta al largo della costa croata, che ha giò provocato il sequestro di un motopeschereccio della flottiglia di Manfredonia, preoccupa non poco gli armatori termolesi.

Il parlamento di Zagabria aveva deciso nel 2003 l’istituzione dell’area protetta di 23.800 chilometri quadrati -Protected Ecology and Fishery Zone (Zona protetta ecologica e di pesca), ma per evitare problemi con i Paesi vicini la Commissione europea aveva ottenuto a giugno del 2004 un accordo, ribadito nell’ultimo summit Ue del 14 dicembre, con cui la Croazia assicurava che «nessuna disposizione prevista nell’ambito dell’istituzione dell’area protetta sarà applicata a Stati membri dell’Ue fino a quando non sarà trovata un’intesa comune.
Per evitare problemi, a dicembre del 2006 il parlamento croato aveva posticipato al primo gennaio del 2008 l’entrata in vigore della zona protetta, ma il governo uscente non ha ulteriormente posticipato la data prima delle elezioni legislative del 25 novembre scorso. Ora in Croazia il nuovo Governo non si è ancora insediato.

La questione dell’area marina protetta era stata anche affrontata dal direttore dell’Associazione Armatori Pesca del Molise Domenico Guidotti che il 27 dicembre aveva scritto al Presidente Iorio in qualità di Vice-presidente dell’Euro regione Adriatica.

Durante la conferenza di fine anno  il presidente del Consiglio si era detto a favore di un’adesione «al più presto possibile» della Croazia all’Ue, anche perchè la controversia sulla zona di pesca potrà essere risolta «solo con Croazia, Serbia e Commissione Ue» coinvolte insieme.

 “Temiamo che da dopodomani, lunedì 7 gennaio – afferma il presidente dell’associazione Armatori, Domenico Guidotti – i croati possano mettere in essere attività di repressione contro barche della flotta peschereccia nazionale che superino la linea mediana in Adriatico. Non possiamo non registrare la condizione di estremo disagio che deriva dalla  mancanza di direttive precise in ordine ai confini della Zona Economica Esclusiva, alle norme che ne regolano l’osservanza, ai meccanismi di controllo sulla corretta applicazione del regime giuridico  internazionale, alle sanzioni previste,  al sistema di regolamento delle controversie”.