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mercoledì 29 Ottobre 2025
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Emergenza caldo e salute dei lavoratori: l’intervento di Aldo Ciccone

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“Pillole” su Sicurezza e Prevenzione: Tratteremo, con la massima sintesi e semplicità possibile, argomenti e curiosità, legati alla nostra ed altrui sicurezza, alla prevenzione, alla conoscenza tecnica e delle normative. Al termine dell’articolo troverete i link delle puntate precedenti.

In questa “pillola” parleremo di “caldo e salute dei lavoratori”:

Purtroppo, ogni estate, ed in particolare con le ondate di caldo, sentiamo e leggiamo notizie di lavoratori morti per malori dovuti alle alte temperature ambientali.

Lo stress termico si manifesta quando l’ambiente circostante, con le sue temperature, umidità e radiazioni termiche, mette a dura prova la capacità del corpo di regolare la propria temperatura. Il corpo reagisce aumentando il flusso sanguigno cutaneo e la sudorazione per disperdere il calore in eccesso. Se questi meccanismi non sono sufficienti, il corpo può surriscaldarsi, portando a diverse condizioni di malessere, che possono variare da lievi disturbi a situazioni più gravi come il colpo di calore. Inoltre, lo stress termico può causare, crampi muscolari, affaticamento, nausea, mal di testa, vertigini, debolezza, e in casi estremi perdita di coscienza.

L’effetto più temuto è colpo di calore, una condizione grave che richiede intervento immediato. Ecco alcuni sintomi da tenere d’occhio:

  • Aumento della temperatura corporea: Il corpo può raggiungere temperature elevate fino a 40°C o più.
  • Pelle calda, rossa e secca: La pelle può diventare calda al tatto e presentare arrossamenti.
  • Mal di testa intenso: Può essere accompagnato da vertigini e confusione mentale.
  • Nausea e vomito: Sintomi gastrointestinali che possono indicare un grave squilibrio termico.
  • Pulsazioni rapide e forti: Il cuore può battere più rapidamente per cercare di raffreddare il corpo.

L’esposizione prolungata a condizioni di stress termico può compromettere la salute e la sicurezza dei lavoratori, riducendo le loro prestazioni e aumentando notevolmente il rischio di infortuni.

La prevenzione dello stress termico può includere l’adozione di misure per ridurre il carico termico, come l’uso di indumenti protettivi adeguati, l’organizzazione di pause frequenti in ambienti freschi, e la somministrazione di liquidi e sali minerali.

Il Decreto Legislativo 81/2008, noto come Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro, dedica l’Allegato IV ai requisiti specifici dei luoghi di lavoro. Questo allegato stabilisce le condizioni minime che devono essere rispettate per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori, includendo, anche, aspetti come, aerazione e temperatura ambientale.

 È importante, ed obbligo, che i datori di lavoro valutino i rischi legati alle alte temperature e adottino le misure necessarie per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. Allo scopo si possono di consultare le utilissime linee guida di INPS e INAIL per la prevenzione delle patologie da stress termico e per il recupero salariale delle ore non lavorate per il caldo. Proprio un comunicato dell’INPS ci dice che: “Al riguardo, le istruzioni fornite nella circolare Inps n. 139/2016 e nel messaggio Hermes Inps n. 1856/2017 precisano che sono considerate “elevate”, le temperature superiori ai 35° centigradi. Tuttavia, anche temperature inferiori al predetto valore possono essere considerate idonee ai fini del riconoscimento dell’integrazione salariale, atteso che la valutazione sull’integrabilità della causale in questione deve essere fatta con riferimento non solo alle temperature registrate dai bollettini meteo ma anche a quelle “percepite”, che notoriamente sono più elevate rispetto a quelle reali, tenuto conto della particolare tipologia di lavorazione in atto. Ne sono esempio i lavori di stesura del manto stradale, i lavori di rifacimento di facciate e tetti di costruzioni, le lavorazioni all’aperto che richiedono indumenti di protezione, ma anche tutte le fasi lavorative che, in generale, avvengono in luoghi non proteggibili dal sole o che comportino l’utilizzo di materiali o lo svolgimento di lavorazioni che non sopportano il forte calore”.

In Italia, non esiste una legge nazionale che vieti il lavoro durante le ore più calde, ma ci sono disposizioni specifiche per la sicurezza sul lavoro e misure regionali per tutelare i lavoratori dall’eccessivo calore. Proprio in questi giorni di gran caldo è stato firmato un protocollo d’intesa sulle “emergenze climatiche estreme” al ministero del lavoro, che deve essere in seguito recepito da un decreto o da una legge. Il protocollo prevede la possibilità di costituire a livello settoriale o territoriale specifici gruppi di lavoro anche con il coinvolgimento delle autorità sanitarie locali e delle altre istituzioni coinvolte nella gestione delle emergenze climatiche. Per il ministro Calderone “con la sottoscrizione del protocollo caldo al ministero del Lavoro, le parti sociali hanno dato una risposta importante ai lavoratori e alle imprese in un momento certamente eccezionale. Le nostre priorità sono la salute e la sicurezza durante lo svolgimento delle attività lavorative, in particolare quelle che devono necessariamente essere svolte all’aperto” Come abbiamo detto, I datori di lavoro sono tenuti a valutare i rischi legati alle alte temperature e adottare misure per la sicurezza dei lavoratori, come la fornitura di acqua, pause e, in alcuni casi, la sospensione dell’attività lavorativa. Alcune regioni hanno emanato ordinanze che vietano il lavoro all’aperto nelle ore più calde, specialmente in settori come l’agricoltura, l’edilizia e il florovivaismo, con orari specifici di stop.  

Buona estate a tutti… in sicurezza.

Per contatti, richieste per trattare specifici argomenti nei prossimi appuntamenti, curiosità e domande, utilizzate la seguente email sicurezza.prevenzione360@gmail.com.

Aldo Ciccone (Anvvf-Associazione Nazionale Vigili del Fuoco del Corpo Nazionale).

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